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Festa di San Domenico Abate e Rito dei serpari – 1 Maggio 2024

dal 30 Aprile 2024 al 01 Maggio 2024

San Domenico e i serpenti, San Domenico con i serpenti, un connubio possibile, anzi inscindibile per Cocullo.

Cos'è

In allegato il programma delle celebrazioni religiose e civili previste per il 30 Aprile e 1 Maggio 2024

Da tempo immemorabile, ogni primo giovedì di maggio, a mezzogiorno in punto, si ripete immutato un evento il cui significato va ben oltre la semplice apparenza: il gesto di porre delle serpi intorno alla statua di un santo esprime la soluzione della eterna opposizione tra il mondo naturale con tutte le sue insidie e il mondo umano costretto a difendersi per sopravvivere.
San Domenico in tale circostanza incarna la figura eroica capace di conciliare i due mondi.
San Domenico rappresenta una tipica figura del mondo medioevale: nacque nel 951 a Colfornaro, nei pressi di Foligno, e morì il 22 gennaio del 1031 a Sora, come risulta dai cronisti cassinesi, in particolare da Leone Ostiense.
Visse nell’atmosfera della spiritualità monastica benedettina, dedito alla fondazione di eremi e di conventi in Abruzzo e nel Lazio come risulta dalle due “Vitae” antiche, uniche fonti storicamente attendibili, quella di Alberico di Montecassino e quella di Giovanni, diretto discepolo del Santo.
San Domenico è, comunque una figura complessa che, al di là di una scarna agiografia di carattere ecclesiastico, si modifica, nel corso dei secoli, trasformandosi in un punto di riferimento molto forte per le popolazioni pastorali dell’Italia centrale.
Diversi sono i patronati attribuiti a San Domenico e si diversificano in base alle aree cultuali con riferimento ai pericoli che minacciano le popolazioni locali: la difesa contro la febbre e la tempesta, nel basso Lazio; la difesa contro le odontalgie, le morsicature di serpenti, cani idrofobi e lupi nell’Abruzzo centrale.
A Cocullo, dove il santo passò intorno all’anno mille, i patronati si riferiscono sia agli esseri umani che agli animali domestici. Esistono due reliquie donate direttamente dal frate benedettino: un dente molare ed il ferro della sua mula.
Il primo, conservato in un reliquiario, viene baciato o posto sulla parte del corpo da guarire. Il secondo viene usato per “mercare” o solo toccare gli animali, in particolare le morre di pecore, per preservarli dai pericoli che la particolare natura dei luoghi rende più aspri e frequenti.

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A chi è rivolto

A tutti i fedeli e turisti

La locale Associazione Pro Loco (esistente dal 1981) organizza tutte le manifestazioni, compresa la Festa di San Domenico, che hanno luogo nel corso dell'anno. Costituisce un punto di riferimento per l'attività di promozione turistica fornendo tutte le informazioni ed il materiale pubblicistico in relazione al Paese ed al Rito dei Serpari.

Date e orari

30 Apr

00:00 - Inizio evento

01
Mag

00:00 - Fine evento

Per informazioni sul programma dettagliato degli appuntamenti religiosi e civili, consultare il programma nella sezione documenti.

Luogo

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

La chiesa è in posizione centrale nel paese, in piazza Madonna delle Grazie. Dal 2009 dopo il terremoto ospita la statua di San Domenico di Sora, e le celebrazioni della festa patronale del 1 maggio, dato che il santuario e ancora danneggiato.

Piazza Madonna delle Grazie

Comune di Cocullo, 67030

Costi

Nessun costo

      

Appena dopo il disgelo, quando il tepore primaverile comincia a scaldare la terra, vuol dire che è tempo di andare per serpi.
“... Fermati, serpe, perchè devi servire per la festa di San Domenico!” intimava Simone ad un ofide che gi attraversava la strada un giorno del mese di Aprile del 1768.
leggendo questo episodio riportato in un libello dell'epoca, si può avere l'impressione che sia molto facile catturare i serpenti. In realtà così non è.  La maggior parte delle volte, infatti, dopo aver battuto palmo a palmo la campagna, si rischia di ritornare a mani vuote.
“... Non fa sosta alle soglie. Passa. E' frate del vento. Poco parla. Sa il fiato suo tenere. Piomba. Ha branca di nibbio, vista lunga. Piccol segno gli basta. Perchè triemi il filo d'erba capisce”.
Questo è il serparo descritto da Gabriele D'Annunzio nella tragedia “La fiaccola sotto il moggio”. Un personaggio mitico che deriva la sua arte, ereditariamente, da un'antica stirpe originata dal figlio di Circe. Quei Marsi, il cui nome vuol dire “maneggiatori di serpenti”, come riferiva Plinio il Vecchio, erano muniti di poteri magici tali da guarire i morsicati dai rettili con il solo toccamento.
Non attendibile, eppure frequente, è l'accostamento del serparo alla dea Angizia, divinità marsa e latina, venerata nella vicina Luco dei Marsi. Ma l'interpretazione che connette il nome di Angizia a quello di anguis, nome latino di serpente, è etimologicamente errata in quanto è più corretto associare la radice del nome della dea ai tempi stretti del periodo primaverile, quando le scorte della precedente stagione sono terminate e non è ancora assicurato il nuovo raccolto.
Per meglio comprendere la storia dei serpari è necessario risalire alla figura del “ciarallo”, il personaggio che compare nella elaborazione tardo medioevale.
Chi era costui? Era una figura sacrale di diffusione europea, ma più radicata nell'Italia meridionale, che derivava il suo potere da trasmissione ereditaria o da iniziazione, e che esercitava proprie tecniche segrete di cattura e di maneggiamento degli ofidi e, parallelamente, di cura e immunizzazione.
I serpari di oggi conservano dei loro antichi predecessori le stesse tecniche, ma il ruolo sacrale e professionale proprio del “ciarallo” si è mutato in una forma di devozione laica e di partecipazione al rito che è, appunto, riappropriazione delle radici, in una forma di rinnovato rispetto per la natura.

Ultimo aggiornamento: 05/04/2024, 17:55

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